Charles Louis de Secondat, barone de la Brede e de Montesquieu scrive, nella prima metà del ‘700, un’opera che resterà fondamentale per la costruzione dello stato liberale moderno e contemporaneo: Lo spirito delle Leggi (De l’esprit des lois).
La tesi sostenuta è quella, poi universalmente accettata, che solamente la separazione dei poteri, individuati in legislativo, esecutivo e giudiziario, garantisce la libertà dei cittadini.
Ogni qual volta anche solamente due di tali poteri si trovano uniti nella stessa persona o nella stessa categoria di persone, il potere concentrato in queste sole mani porta al dispotismo ed alla prevaricazione.
Infatti, per Montesquieu, essere dello stesso ordine od essere la stessa persona, dal punto di vista della separazione dei poteri, e’ la stessa cosa.
Con questo scritto vorrei illustrare un argomento serio e non facile, né da affrontare, né da recepire, ma che reputo fondamentale per capire i guai in cui annaspa il nostro Paese, e per capire quali rimedi servirebbero per uscirne.
Sono ormai decenni che la politica dibatte sulle riforme necessarie per l’Italia, senza giungere ad alcuna seria decisione, se non cambiare periodicamente la Legge elettorale, senza alcun risultato utile.
L’Italia è malata perché la sua Costituzione è profondamente errata dal punto di vista concettuale, ed una cosa sbagliata concettualmente funzionerà sempre male.
Inutilmente ci diciamo che la nostra Costituzione è la più bella del mondo: questa cosa la possono sostenere i guitti od i buffoni in piazza.
Essa è, invece, un coacervo di errori grossolani, il cui risultato è già definito teoricamente dai testi che tutti dovremmo conoscere, ma che nessuno ha letto, ed in particolare, politici giornalisti e costituzionalisti.
Il nostro sistema costituzionale si basa sull’accettazione della teoria della separazione dei poteri.
Qui occorre far notare che tutti concordano su questa teoria e nessuno di sogna di contestarla.
Ma e’ altresì certo che la Costituzione italiana, così come applicata, viola gravemente e palesemente i principi definiti dalla teoria, con le conseguenze previste dalla teoria stessa.
Gli errori fondamentali sono due:
- mancata autonomia del Potere Esecutivo (Governo) da quello Legislativo (Parlamento), che, anzi, ne determina la caduta quando vuole, e vota tutti gli atti esecutivi (le cosiddette leggi di spesa)
- Attribuzione al Potere giudiziario di funzioni esecutive, cioè dall’azione inquirente, con addirittura comando diretto di forze armate (Polizia giudiziaria)
Esaminiamo i due punti nell’ordine:
Rapporto tra Legislativo ed Esecutivo
Sembra che i nostri politici credano che la separazione di poteri consista in qualche bella frase retorica e sia qualche cosa di assolutamente inessenziale.
Essa è invece la base fondante dei moderni sistemi liberaldemocratici.
In particolare, il Potere Legislativo ed il Potere Esecutivo devono essere effettivamente autonomi e sovrani nel loro campo di responsabilità, senza commistioni, ingerenze e, soprattutto, senza che un Potere debba temere di essere fatto cadere dall’altro.
Da questo punto di vista, la Costituzione americana (USA) è la più conforme alla teoria, anche nei minimi dettagli, mentre quelle europee, nate dalla trasformazione graduale delle monarchie prima assolute e poi costituzionali, quale più, quale meno, possono differire in qualcosa.
Ma nessuna e’ tanto incoerente e sfacciatamente difforme dalla teoria di quella italiana.
E’ interessante leggere questi brani di Montesquieu:
Se il potere legislativo prende parte all’esecuzione, il potere esecutivo sarà perduto.
…
Se il potere esecutivo statuisce sull’esazione del denaro pubblico altrimenti che attraverso il proprio consenso, non vi sarà più libertà, perché questo potere diverrà legislativo nel punto più importante della legislazione.
Lo spirito delle Leggi, Libro XI, cap. VI.
In parole povere, il legislativo (leggi il Parlamento) non deve interferire con gli atti esecutivi, mentre il Governo (esecutivo) non mette becco sulle leggi tributarie, cioè sulle tasse.
Esattamente il contrario di quel che avviene in Italia!
Poiché gli atti esecutivi corrispondono alle decisioni di spesa, ed alla intera amministrazione dello Stato, la separazione dei poteri ha questo fortissimo significato:
CHI SPENDE DEVE ESSERE DIVERSO DA CHI TASSA
Cioè il Governo spende i soldi che gli passa il Parlamento.
Questo comporta che il Parlamento, sempre sensibile agli umori dell’Elettorato, non può guadagnarsi il favore popolare e comprarsi la rielezione con i soldi pubblici (di cui non dispone), ma, al contrario, tenendo basse le tasse.
Il Governo, d’altro canto, spende i soldi datigli al meglio, perché non può disporne di più.
Da noi succede esattamente il contrario: il Parlamento, che vota tutti i provvedimenti di spesa, spende a pioggia, ed il Governo passa il suo tempo a pensare a come tassare gli Italiani per coprire le spese non decise da lui.
Per questo negli USA la pressione fiscale è al 30% e da noi al 60%.
La seconda divisione dice:
Chi reca in giudizio, non giudica.
Questo e’ addirittura il principio primo di una giustizia non dico liberale, ma appena civile: il potere o la funzione che accusa un cittadino non deve corrispondere al potere od alla funzione che lo giudica.
Ed anche questo e’ calpestato qui da noi come se nulla fosse.
Non c’e’ un solo Paese al mondo, tra quelli civilizzati, dove la funzione inquirente (PM) appartiene al Potere Giudiziario, e dove questa e’ irresponsabile dei danni che arreca al cittadino.
I Procuratori, o dipendono dal ministero di Giustizia, o sono elettivi, come in America (quello Federale, però, dipende dal ministero).
Un potere come quello inquirente, che può agire di sua iniziativa contro un cittadino, non può essere un potere senza responsabilità.
Anche questo, cioè che un potere che si esercita contro qualcuno debba soggiacere al principio di responsabilità, e’ uno dei primi principi del vivere civile.
A questo proposito ho trovato una citazione di Alexis de Tocqueville (uno dei grandi Padri del Liberalesimo), che, nel 1835, scrive:
Il primo carattere del potere giudiziario, presso tutti i popoli, e’ di servire da arbitro…. (terzieta’ del giudice, ndr)
Il secondo carattere del potere giudiziario e’ di pronunciarsi su casi particolari e non su principi generali… (il giudice non ha funzione legislativa, ndr)
Il terzo carattere del potere giudiziario e’ di poter agire solo quando lo si chiama… Il potere giudiziario e’ per sua natura senza azione, bisogna metterlo in movimento perché esso si muova. Gli si denuncia un delitto, ed esso punisce il colpevole; lo si chiama a riparare un’ingiustizia, ed esso la ripara; gli si sottomette un atto, ed esso l’interpreta; ma non va da solo a ricercare i criminali, a trovare l’ingiustizia, a esaminare i fatti.
Il potere giudiziario farebbe in qualche modo violenza alla sua natura se prendesse da solo l’iniziativa e si atteggiasse a censore delle leggi. (A. de Tocqueville, La democrazia in America, VI, 1)
In Italia, al contrario, sono uniti in un unico Ordine il potere giudiziario (giudice), quello esecutivo (pubblico ministero), con addirittura comando diretto su forza armata (polizia giudiziaria), ed anche potere legislativo, visto che i giudici si arrogano il diritto di non applicare le leggi, di inventarne di nuove (es. reato di voto di scambio, di partecipazione esterna ad associazione mafiosa ed altri, che non si trovano nel codice, ma che sono stati inventati direttamente dai magistrati.), di intervenire nel processo legislativo, come fa, illegalmente, il Consiglio Superiore.
(Dice Montesquieu: per quanto riguarda la divisione dei poteri, essere la stessa persona od appartenere allo stesso ordine, e’ la stessa cosa.)
Questo Ordine si giudica da solo (immaginatevi se i commercianti potessero essere giudicati da collegi di soli commercianti), e non può venir portato in giudizio da un cittadino danneggiato, come succede ad ogni altro professionista.
Così può permettersi di violare impunemente leggi e Costituzione, di sentenziare senza prove, di intimidire i testimoni, ed altro ancora a sua scelta.
E noi, zitti, se ci va bene!