L’Economia è la branca dell’umana attività destinata a produrre Beni consumabili dall’Uomo, e, in seconda battuta, di Servizi usufruibili.
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Finanza
La Finanza è quella branca dell’ Economia destinata ad indirizzare le risorse risparmiate da soggetti non direttamente imprenditori, sulle attività economiche più produttive, ricavando per le risorse ivi indirizzate il maggior remunero. Quest’ultima caratteristica è assolutamente positiva, perchè il profitto dell’attività finanziaria è indice della maggior utilità dell’attività economica alla quale sono indirizzate le risorse. Le risorse umane sono tanto meglio impiegate, quanto è maggiore il profitto che se ne ricava.
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Profitto
Differenza tra il valore dei Beni o Servizi prodotti e Beni e Servizi consumati da una Attività Economica.
L’Attività Economica produce Beni o Servizi, ma ne consuma altri (non solo Materie Prime ed Energia, ma anche i Beni e Servizi consumati dai soggetti che sviluppano l’Attività: Proprietari o Imprenditori, Dirigenti e Forza Lavoro).
Il primo beneficio dell’Attività è la produzione di ricchezza consumabile da chi ne partecipa (Forza lavoro, Direzione e Proprietà); ma immediatamente dopo vi è la creazione di ricchezza aggiuntiva (Profitto) che viene reinvestita, cioè serve a creare nuovi Mezzi di Produzione o ammodernare i vecchi.
Se una Attività Economica non produce Profitto, distrugge Ricchezza per tutti, mentre il Profitto è la misura della Ricchezza prodotta per tutti (non solo per i proprietari, visto che il Profitto viene reinvestito). Senza Profitto non vi è investimento, ed il Sistema Economico non si sviluppa, anzi, deperisce e decade.
E’ quindi dovere morale dell’Imprenditore e del Dirigente assicurare la realizzazione del maggior Profitto.
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Ricchezza di un Popolo.
La Ricchezza di un Popolo è data dalla quantità di Beni consumabili prodotti da quel Popolo.
Solo la disponibilità di Beni consumabili permette la realizzazione dei Servizi, visto che i produttori di Servizi mangiano, si vestono e consumano Beni.
Una volta prodotti i Beni, questi vengono distribuiti, visto che per dare Profitto, devono essere venduti al numero più alto possibile di persone.
Non vi è Società che garantisca una miglior distribuzione della Ricchezza (Beni consumabili) di quella di Mercato o Liberista (lo dice una esperienza innegabile).
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Ingiusta distribuzione della Ricchezza.
Non vi è falsità maggiore di quella che sostiene che la Economia Liberista produce una distribuzione della ricchezza sempre più squilibrata verso l’alto. Questi calcoli vengono eseguiti sommando erroneamente Disponibilità personale di Beni consumabili (che è la vera ricchezza) alla Proprietà dei Mezzi di Produzione e al Capitale investito.
La distribuzione dei Beni consumabili è la massima possibile (non vi è oggi un Bene disponibile per un ricco che non sia disponibile, qualitativamente, per un povero, cioè per la massa delle persone).
Casa, automobile, elettrodomestici, vacanze ai tropici ecc, sono disponibili per tutti.
La Proprietà dei Mezzi di Produzione (Proprietà delle Aziende) non è distribuibile, o, almeno, se distribuita non è trasformabile in Beni, e quindi in Ricchezza disponibile.
La Proprietà dei Mezzi di Produzione può essere Privata, Statale o uniformemente distribuita, senza che nulla cambi per il cittadino, salvo che per l’Inefficenza assicurata della Proprietà Statale o Democraticamente Distribuita (cosa mai realizzata).
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Beni
I Beni sono prodotti dall’Industria primaria (Agricoltura, Legname e Miniere) e dalla Secondaria (trasformazione dei Beni primari in Beni consumabili).
I Posti di Lavoro non sono quindi Ricchezza, ma mezzi per produrla o per consumarla, a seconda se danno Profitto o meno.
Avere come obiettivo primario la realizzazione di Posti di Lavoro conduce normalmente alla Povertà ed alla Servitù della Gleba (impossibilità reale di cambiar lavoro).
Formazione dei Prezzi
Il meccanismo di formazione dei prezzi è quanto di più perfetto caratterizzi l’Economia di Mercato. I prezzi lasciati liberi di fluttuare in relazione all’incontro di domanda ed offerta, si posizionano sempre al valore per il quale la domanda di un dato bene è uguale quantitativamente all’offerta, cioè per il quale il bene in oggetto viene venduto tutto ed ogni richiesta di quel bene viene soddisfatta. Al prezzo di mercato, nessun bene verrebbe nè venduto nè comprato in più di quanto effettivamente disponibile, ma non rimane alcun bene invenduto, come nessun acquirente insoddisfatto.
Qualsiasi variazione forzata al prezzo di mercato porta a distorsioni quali: se il prezzo è più basso, tutti i beni vengono venduti prima che l’intera domanda sia soddisfatta, cosicchè restano richiedenti che non possono essere soddisfatti (questo porta alla borda nera e quindi al rialzo dei prezzi); se il prezzo è più alto, rimangono beni invenduti, costringendo poi il venditore a rivedere il prezzo verso il basso.
In particolare, il prezzo alto, se è il prezzo di mercato, ha due effetti benefici: calmiera il consumo, in modo che la merce non finisca, ed incoraggia la produzione e l’offerta del bene, cosicchè non è mai una cosa buona calmierare artificiosamente i prezzi, poiché questo porta sempre alla sparizione del bene e ne deprime la produzione.
Il peso dello Stato
“Lo Stato siamo noi”: solo in quanto siamo noi che lo paghiamo!.
La ricchezza (beni e servizi) prodotta dalla Economia di un popolo viene in gran parte consumata ed in parte reinvestita, cioè utilizzata a creare nuovi Mezzi di Produzione. Senza nuovi Mezzi di Produzione non vi è sviluppo e, man mano che i vecchi mezzi invecchiano, vi è regresso.
Lo Stato sottrae una considerevole parte di ricchezza prodotta, gravando sull’Economia e sulla Società in sei modi diversi, tutti esiziali.
- Tassa sui redditi: lo Stato italiano si impadronisce di circa la metà del reddito prodotto, infierendo maggiormente sulle risorse che verrebbero reinvestite (si tassano selvaggiamente i ricchi, cioè le classi imprenditoriali)
- Debito pubblico: per finanziare il debito lo stato ramazza una gran quantità di risparmi, con titoli pubblici e risparmio postale (Cassa Depopsiti e Prestiti.). Questa ricchezza è sottratta direttamente agli investimenti possibili. In aggiunta si è pensato bene di tassare anche il capitale, impoverendo ulteriormente gli investimenti ed il risparmio
- Tasse sul capitale e sulle rendite da capitale: si sottrae direttamente beni dagli investimenti già fatti, impoverendo direttamnte l’apparato produttivo: i capitali raggiungibili dal Fisco sono tutti investiti (non esiste il deposito di Paperone): depositi bancari (che la banca presta), Azioni, Fondi ecc.
- Gravami di tipo ideologico, ecologista ed animalista, che nulla hanno a che fare con l’autentica difesa dell’ambiente e della natura, ma che nascono dalla depravazione del pensiero ex-marxista, teso a danneggiare l’odiata società liberale: si scatenano azioni contro lo sviluppo tecnico e le imprese maggiormente necessarie: energia, industria pesante, chimica e trattamento rifiuti.
- Sottrazione di risorse a quella che è la massima risorsa umana: l’Uomo stesso. Con l’eccessivo munero di posti pubblici si sottrae risorse sia alla forza lavoro sia a quella imprenditoriale: il posto pubblico attrae più di quello privato
- Ultimo ma non meno importante: sottrazione della seconda massima risorsa: il Tempo. Le persone che infestano posti e cariche pubbliche, non avendo nulla da fare, fanno danno, inventandosi il lavoro e creando sempre nuove incombenze e procedure a quelli che Tempo non hanno, cioè chi lavora, produce o intraprende.
Soprattutto su quest’ultimo punto si potrebbe agire senza impoverire le casse statali, sempre gementi e imploranti: ma nulla viene fatto, anzi le incombenze sono sempre in aumento, sottraendo tempo e risorse.
Parole diaboliche
Uno dei maggiori successi delle sinistre è stato quello di conferire significato negativo, anzi, addirittura diabolico, ad alcune parole o concetti fondamentali per il funzionamento dell’Economia di Mercato o Liberista, quell’Economia che ci rende ricchi e liberi, al contrario di tutti gli altri sistemi fino ad ora conosciuti e sperimentati.
La continua ripetizione di questi termini con significazione di assoluta malvagità o perfidia ha conferito loro un significato assolutamente negativo nell’immaginario collettivo, anche di persone di estrazione liberale.
Sfruttamento, Speculazione, Profitto, Mercati (crudeli), Multinazionali, Banche, Liberismo selvaggio sono quelle per ora più in voga, ma ce ne aspettiamo altre.
Sfruttamento: mettere a frutto. Sfruttare le risorse disponibili.
Nell’interpretazione diabolica: Sfruttare il lavoro altrui.
Nell’Economia liberale nessuno è fatto schiavo od obbligato a compiere un atto non voluto, se non da parte dello Stato, l’unico padrone tirannico.
Chi decide liberamente, decide il meglio possibile per sé, e questa continua scelta del meglio da parte di tutti determina la deriva verso il meglio complessivo del Sistema: è questa libera scelta la vera forza di miglioramento di una Economia libera.
Chi decide di lavorare a certe condizioni, lo fa perché nessuno gli offre di più, cioè perché le condizioni economiche del momento non permettono altro.
Si grida contro chi sfrutta, perché offre poco; nulla si dice contro chi, invece, non offre nulla o non offre di più (costui, di solito, grida e si indigna più di tutti). Non è colpa di chi offre poco se nessun altro offre di più: quelli che offrono zero dovrebbero, a rigore, essere indicati come i primi sfruttatori.
Chiunque dà lavoro a qualcun altro viene, normalmente, indicato come sfruttatore. Salvo poi pretendere di continuare a venir sfruttai, quando costui si stanca di far lavorare i sedicenti sfruttati: allora pianti e lai e invocazione del Diritto al lavoro. Chi ti ha dato da lavorare una volta, avrebbe il dovere di mantenerti per sempre.
In questo periodo vengono additati al pubblico ludibrio i contadini meridionali che fanno lavorare gli immigrati alla raccolta dei pomodori, per, si dice, troppo pochi euro. Quelli che si infervorano di più sono coloro che, dopo averceli portati in casa, nulla hanno fatto per procurar loro un lavoro onesto; in galera vanno i poveri cristi che li fan lavorare in una attività in cui la concorrenza è tunisina o marocchina, a costi incomparabilmente più bassi.
Quale è l’alternativa per questi sfruttati, una volta liberati? La fame, la delinquenza, l’accattonaggio.
Speculazione: da speculum , cioè riflettere. Agire in prospettiva del futuro.
Chiunque compie un’attività economica non dovuta all’immediato interesse, ma in attesa di guadagni futuri è, tecnicamente, uno speculatore. Si tratta della molla più potente dell’Economia liberale. Ha effetti assolutamente positivi, in quanto smorza gli effetti eccessivi delle variazioni del mercato, anticipandone le conseguenze e correggendone le manchevolezze.
Al contrario, viene indicata come un desiderio perverso da parte non si sa di chi, del maledetto speculatore, che concupisce illeciti profitti a danno dell’innocente risparmiatore (che, per definizione, è il primo speculatore).
Quando non si attribuisce alla Speculazione una identità sua propria, con una volontà perversa di far del male. Ecco allora che la belva sunnominata aggredisce inspiegabilmente le monete più deboli o i titoli di Stato delle amministrazioni più virtuose (quelle di sinistra, vittime predestinate della Speculazione)
La Speculazione non è che l’effetto della libera azione di ciascuno di noi quando indirizza i suoi risparmi laddove pensa di non perdere, o, magari, di guadagnarci qualcosa.
Mercati: luogo dove si compra e si vende.
I mercati sono l’effetto della formazione dei prezzi, cioè dell’incontro tra domanda ed offerta. La forza maggiore e conclusiva della formazione dei prezzi è il consumatore, cioè ciascuno di noi nelle sue infinite decisioni di comprare o non comprare. Il mercato è quanto di più democratico di possa immaginare, in quanto risente in modo diffuso e continuo della volontà istantanea e cangiante di tutti e ciascuno di noi.
Nella propaganda sinistroide, i mercati (freddi e crudeli) sono pilotati da individui avidi, senza scrupoli e dediti alla speculazione (*) ed allo sfruttamento (*) sistematico dei più deboli. Queste figure sono l’equivalente delle streghe o degli untori di antica memoria: nessun individuo ha singolarmente la forza di far variare i mercati, se non per tempi brevissimi e per variazioni marginali. L’intera produzione è volta alla vendita al consumatore, che è l’obiettivo finale di tutta la macchina Economica. Ogni sforzo è fatto per indurre il consumatore a desiderare questo o quel prodotto, attraverso la pubblicità, che svolge una benefica funzione di informazione ed una meno positiva funzione di induzione.
Ma i bisogni reali sono sempre più forti di quelli indotti, e quindi i mercati esprimono al meglio la realtà effettiva delle cose, cioè della disponibilità o indisponibilità dei beni, relativamente alla domanda di questi
(*) parole diaboliche già ficcate nella mente e nell’inconscio di ciascuno