Rendete dunque a Cesare quel ch’è di Cesare, e a Dio quel ch’è di Dio.
Matteo, XXII, 21.
Questa famosissima frase di Gesù ha sempre informato il pensiero cristiano sui rapporti tra religione e stato. Io aggiungo che è soprattutto l’assenza nei Vangeli e nel Nuovo Testamento di precetti sulla legislazione civile, che fa del Cristianesimo la religione laica per eccellenza, che si concilia con qualsiasi forma di governo, purchè rispettoso dei diritti della Persona.
Nel pensiero cristiano furono comunque sostanzialmente due le posizioni relative al potere civile: quella di S.Agostino e quella di S.Tommaso (e di Dante).
S.Agostino reputa il potere civile (civitas hominum) inguaribilmente malato, e quindi da considerarsi con distacco e malfidenza dal cristiano, che si sente cittadino della civitas Dei, cioè di una cittadinanza spiritiuale che trascende e travalica i poteri statali.
Fecerunt itaque civitates duas amores duo, terrenam scilicet amor sui usque ad contemptum Dei, caelestem vero amor Dei usque ad contemptum sui.
(Due amori dunque diedero origine a due città, alla terrena l’amor di sé fino all’indifferenza per Iddio, alla celeste l’amore a Dio fino all’indifferenza per sé.)
Aurelio Agostino, De civitate Dei contra paganos – XIV, 28.
Questo però non implica alcuna ribellione verso lo Stato, formalmente rispettato e riconosciuto nella sua funzione unicamente civile.
Quid deinde censes temporalem iubere, nisi ut haec quae ad tempus nostra dici possunt, quando eis homines cupiditate inhaerent, eo iure possideant, quo pax et societas humana servetur, quanta in his rebus servari potest?
(E, secondo te, che cosa ordina la legge temporale se non che gli uomini posseggano, quando li richiedono per la soddisfazione del bisogno, quei beni che nel tempo si possono considerar propri, con una norma tale che siano garantiti il rapporto e la società umana, quanto è possibile in questo ordine di cose?)
Aurelio Agostino, De libero Arbitrio, I, 15.
La concezione Tomistica, riallacciandosi del resto alle idee di Platone e di Aristotele, ed ad una già lunga tradizione alto-medievale, reputa che la separazione tra Stato e Chiesa non esima lo stato dal suo dovere etico di realizzazione del Bene sulla terra: rendere Giustizia, mantenere la Pace, elevare l’Umanità allo Spirito, risolvendo problemi della carne, sono i compiti dello Stato, che esso svolge non in contrapposizione o nell’indifferenza, ma in pieno accordo con la funzione della Chiesa, che invece si occupa di materia unicamente religiosa.
Vediamo di seguito alcune citazioni di Platone e di Aristotele sull’argomento:
Qualsiasi cosa facciano i governanti avveduti, non commettono errori, finchè conservano una sola, importante regola: diffondere sempre tra i cittadini l’assoluta giustizia…
Platone, Politico, 297 B, Rusconi, Milano 1996, p. 191.
…mai sia eletto custode delle leggi chi non ha una natura divina e non si è affaticato nello studio delle cose divine…
Platone, Leggi, XII, 966 c-d, da Opere complete, vol. VII, Laterza, Bari 1971, p. 422.
…è difficile avere fin dalla giovinezza una retta guida alla virtù, se non si viene allevati sotto buone leggi…
Aristotele, Etica Nicomachea, X, 9, 1180a, Rusconi, Milano 984, p. 403
E finiamo con una citazione di Hegel, che rappresenta bene il pensiero tradizionale europeo:
…lo Stato è lo sviluppo e la realizzazione dell’Eticità, ma la sostanzialità della stessa Eticità e dello Stato è la Religione.
G.F. Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche, § 552, Rusconi, Milano 1996, p. 881.
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Il pensiero laico su Stato ed Eticità
Su questo preciso punto il pensiero laico offre uno spettacolo miserando di brancolamento penoso tra tesi illogiche e contraddittorie: dalla affermazione che lo Stato non deve occuparsi di questioni etiche (e già questa è una affermazione etica), senza pensare che senza Etica non posson esistere, ad es., leggi in protezione del più debole, ma neppure leggi contro omicidio o furto o comunque leggi in genere, fino alla affermazione che debbono essere difesi i principi etici della maggioranza (ultima trovata), in sprezzo ai principi più sacri del liberalesimo; giunti al potere, eccoli emanare leggi in protezione delle orecchie dei cani, o proibire polenta ed uccelli, o negare il diritto di opinone a chi ne ha una diversa dalla loro: in parole povere, secondo i laici lo Stato non deve difendere ed imporre altra Etica, se non la loro.