L’amore nel pensiero antico
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Nel Simposio, Platone fa narrare a Fedro, uno dei convitati, queste opinioni dei primi poeti greci su Eros, Amore, (opinioni che, comunque, Platone non condivide):
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Eros è un dio grande e meraviglioso, e fra gli uomini e fra gli dei, per molte differenti ragioni, e, non per ultima, per la sua nascita.
Infatti, egli ha il merito di essere antichissimo fra gli dei. Ed eccone la prova: genitori di Eros non ci sono e non vengono menzionati da nessuno, né pensatore né poeta.
Anzi, Esiodo dice che per primo si generò Caos e poi / Gaia dall’ampio seno, di tutte le cose sede sicura, ed Eros.
E nell’affermare che, dopo Caos, si generano anche questi due: Gaia ed Eros, è d’accordo con Esiodo anche Acusilao.
Parmenide, poi, ne indica la generazione così: primo assoluto degli dei tutti la dea pensò Eros.
Platone, Simposio, 211 B, Rusconi, Milano 19973, p. 77.
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Secondo Aristotele, Parmenide attribuisce al divenire diverse cause: la prima di queste è Amore (Erota):
Divinità che tutto governa: dovunque, infatti, essa presiede al doloroso parto e alla congiunzione, spingendo la femmina ad unirsi col maschio, e, all’inverso di nuovo, il maschio con la femmina.
Parmenide, Sulla Natura, Rusconi, Milano 1998, p. 59.
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Ma che muove anche la luna, come ci ricorda Popper citando il Sulla Natura:
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Personalmente sono debitore a Parmenide di avermi donato l’infinito piacere di conoscere una Selene che brama ardentemente Elio:
Brillante nella notte,
per il dono della sua luce
si aggira intorno alla Terra.
Rivolgendo sempre il suo sguardo fisso
Verso i raggi di Elio.
J.K. Popper, Il mondo di Parmenide, Piemme, Asti 1998, p. 135.
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Parmenide è il primo nell’attribuire all’Amore la funzione di muovere l’universo.
Aristotele lo seguirà, e attribuirà all’amore per la perfezione divina il primo moto dell’universo, quello del primo mobile, cioè il cielo delle stelle fisse:
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C’è qualcosa che sempre si muove di moto continuo. Pertanto ci deve essere qualcosa che muove.
E poiché ciò che è mosso e muove è un termine intermedio, deve esserci, per conseguenza, qualcosa che muova senza essere mosso.
E in questo modo muovono l’oggetto primo del desiderio e l’oggetto primo dell’intelligenza: muovono senza essere mossi…
Dunque, il primo motore [Dio] muove come ciò che è amato, mentre tutte le altre cose muovono essendo mosse.
Aristotele, Metafisica, XII, 7, Rusconi, Milano 1998, p. 563.
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Platone aveva visto nell’Amore la via privilegiata per l’accesso alla contemplazione di Dio, che egli identifica nel Bello e nel Buono in sè.
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Chi sia stato educato fino a questo punto rispetto alle cose d’amore, contemplando una dopo l’altra e nel modo giusto le cose belle, costui, pervenendo ormai al termine delle cose d’amore, scorgerà immediatamente qualcosa di bello, per sua natura meraviglioso, proprio quello, o Socrate, a motivo del quale sono state sostenute tutte le fatiche: in primo luogo, qualcosa che sempre è, e che non nasce né perisce, non cresce né diminuisce, e inoltre non è da un lato bello e dall’altro brutto, né talora bello e talora no, né bello in relazione a una cosa e brutto in relazione a un’altra, né bello in una parte e brutto in un’altra parte, né bello per alcuni e brutto per altri. E neppure il bello si mostrerà a lui come un volto, o come delle mani, né come alcun’altra delle cose di cui il corpo partecipa; né si mostrerà come un discorso e come una scienza, né come qualcosa che è in qualcos’altro, ad esempio in un essere vivente, oppure in terra o in cielo, o in qualcos’altro, ma si manifesterà in se stesso, per se stesso, con se stesso, come forma unica che sempre è.
Platone, Simposio, 211 C, Rusconi, Milano 19973, pp. 203-205.
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Questa funzione dell’Amore è quella che poi sempre si chiamerà amore platonico, con molti equivoci sul significato del termine, confuso con amore solamente spirituale.
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L’amore come parte costitutiva dell’Essere
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Dopo Platone fu il pensiero cristiano che innalzò l’Amore ad un livello mai pensato da alcuno fino ad allora. L’importanza dell’Amore nel cristianesimo si fonda, anzitutto sulle parole stesse del Cristo:
Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente… Amerai il prossimo tuo come te stesso.
Matteo, XXI-37.
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…amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori…Infatti, se amate coloro che vi amano, quale merito ne avete?
Matteo, V-46.
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Ma l’interpretazione dei Padri della Chiesa stravolgerà ogni precedente concezione: nella teologia cristiana l’amore non è affezione, sentimento, accidente: è parte costitutiva dell’essere, è Dio stesso, è lo Spirito Santo, Terza Persona della Trinità.
L’Amore è quindi una delle Persone divine: Deus est Caritas.
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Quoniam autem idem amor singulus est summa essentia sicut pater et filius, et tamen simul pater et filius et utriusque amor non plures sed una summa essentia..
(Poiché l’Amore, come singolo, è somma Essenza come il Padre ed il Figlio e, tuttavia, presi insieme il Padre, il Figlio e l’Amore fra di loro non sono molte, ma una sola somma Essenza…)
Anselmo, Monologion, LVII, Rusconi, Milano 1995, p. 185.
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Parte costitutiva di Dio significa parte costitutiva dell’Essere, cioè di ogni cosa esistente ed in particolar modo degli spiriti umani.
Questo significa che noi siamo fatti di Ragione e di Amore, e questi sono i materiali che ci costituiscono.
Questo ha anche un grande significato Etico: Ragione ed Amore sono la nostra Essenza, ed agire secondo Ragione ed Amore significa realizzare pienamente l’essenza umana.
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Et quae illa mandata sunt? Hoc est, inquit, mandatum illius, ut credamus nomini Filii eius Iesu Christi, et diligamus invicem…Nonne manifestum est quia hoc agit Spiritus sanctus in homine, ut sit in illo dilectio et caritas? Nonne manifestum est quod ait apostolus Paulus: Caritas Dei diffusa est in cordibus nostris per Spiritum sanctum qui datus est nobis? De caritate enim loquebatur, et dicebat quia in conspectu Dei debemus interrogare cor nostrum. Quod si non male senserit cor nostrum: id est, si confiteatur quia de dilectione fratris fit, quidquid fit in bono opere. Accessit etiam quod de mandato cum diceret, hoc ait: Hoc est mandatum eius, ut credamus nomini Filii eius Iesu Christi, et diligamus invicem. Et qui facit mandatum eius, in ipso manet, et ipse in eo. In hoc cognoscimus quia manet in nobis de Spiritu quem dedit nobis. Si enim inveneris te habere caritatem, habes Spiritum Dei ad intellegendum: valde enim necessaria res est.
(Quali sono poi quei comandamenti? Egli dice: Questo è il suo comandamento, che crediamo nel nome del suo Figlio Gesù Cristo e ci amiamo l’un l’altro… Non è cosa manifesta che lo Spirito Santo agisce nell’uomo in modo tale che in lui sia l’amore e la carità? Non è cosa manifesta ciò che dice l’apostolo Paolo: L’amore di Dio è diffuso nei nostri cuori attraverso lo Spirito Santo, che fu dato a noi? Egli parlava della carità e diceva che dobbiamo interrogare il nostro cuore davanti al Signore. Che se il nostro cuore non ci rimprovera; cioè, se ci testimonia che l’amore fraterno è la sorgente di ogni nostra opera buona. Quando parla del comandamento egli aggiunge: Questo è il suo comandamento: che crediamo al nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo a vicenda. E chiunque adempia al suo comandamento rimane in Dio e Dio in lui. Con ciò noi conosciamo che in noi egli dimora, per mezzo dello Spirito che ci ha dato. Se infatti troverai di possedere la carità, tu hai lo Spirito di Dio che ti aiuta a comprendere: ed è questa una cosa assolutamente necessaria.)
Aurelio Agostino, In epistolam Joannis ad parthos, VI, 9.
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Quando poi il nostro amore concorda con l’Amore divino, si ha la pienezza della realizzazione etica, rappresentata nei versi danteschi:
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…ma già volgeva il mio disio e ‘l velle
sì come rota ch’igualmente è mossa
l’Amor che move il sole e l’altre stelle.
Paradiso, XXXIII, 142-145.