balle futuristiche

Ieri l’Avvenire spiegava ai suoi lettori il perché il fenomeno dell’immigrazione sia da considerarsi un fatto positivo, e lo faceva sparando grosso, sulla scia del Maggiore.

 

Questi gli argomenti:

1) Gli immigrati pagano tasse e contributi.

2) Gli immigrati sostituiscono con i loro figli i figli non nati delle coppie italiane

3) Gli immigrati danno da lavorare a 35.000 insegnanti, che altrimenti resterebbero disoccupati (corollario del punto 2)

 

Sarà bene ricordare che:

1) Tralasciando quelli mantenuti da noi negli alberghi a 40 euro al giorno, e tutti disoccupati, un lavoratore a basso livello salariale (ed anche a medio) NON paga di tasse quanto riceve dallo Stato, in termini di assistenza sanitaria, scolastica (e penitenziale), oltre che per le altre innumerevoli spese pubbliche.

Il bilancio dello Stato italiano è superiore ai 600 miliardi, cioè ai 10.000 euro pro capite. Una famiglia di padre, madre e due figli dovrebbe pagare, per essere in media, 40.000 euro di tasse all’anno. L’immigrato tipico ne guadagna meno di 20.000, e paga da 0 a 3000 euro di tasse.

 

2) Pensare di sostituire gli Italiani con Senegalesi, Etiopi e Sudanesi lo può far solo chi ha perso completamente, oltre alla testa ed alla faccia, il senso di cosa sia una Civiltà.

L’Italia è diversa dalla Francia e dalla Germania, perché gli Italiani sono diversi dai Francesi e dai Tedeschi, o dagli Svizzeri.

Ogni civiltà, diceva Herder, è un fenomeno unico ed irripetibile: una volta distrutto, non si ripeterà mai più. Sostituire Italiani con Bantù è equivalente a sostituire Santa Maria Novella con un Tucul (*)

 

3) I 35.000 insegnanti che dobbiamo pagare per gli immigrati, sono, per l’appunto, un costo, non un ricavo, per gli italiani. Qui si vede il tipico errore di considerare “lavoro” il “posto retribuito”: lavoro è quello che produce ricchezza, il posto, invece, consuma la ricchezza prodotta altrove.,

 

(*) o un Papa tedesco con un Antipapa argentino.


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